giovedì 17 novembre 2011

MATTEO ANGIUS: Persona, Personaggio, Attore


“Bravissimo Matteo Angius nei panni di se stesso” (C.T. Saturno)
Definire Matteo Angius attore sminuirebbe tutto il lavoro da lui stesso portato avanti sino ad oggi con Accademia degli Artefatti.
La "persona" Angius sul palco diventa un narratore di argomenti attraverso il suo personaggio e solo modulando e calibrando queste due figure diviene attore.
Con il suo modo di recitare, Angius ci porta nel limbo dove rappresentazione e realtà si confondono spingendo cosi lo spettatore a divenire uno osservatore consapevole, che studia l'argomento messo in scena e dal quale è costretto a delle sensazioni attive.
Durante la performance, l'uomo mutabile e modificatore, diviene spunto di recitazione per Angius, oggetto di indagine.
Matteo Angius riesce perfettamente a mettere in comunicazione l'attore e lo spettatore che riesce a prendere sempre più atto dalla separazione tra i ruoli e i compiti di persona, personaggio e attore.
Ma allora Angius è un “finto attore” o è “personaggio di se stesso”? Rispondo con le parole di Jean-Luc Nancy: “Il teatro è la cessazione del segreto, se il segreto è quello dell'essere in sé o quello di un'anima ritratta in un'intimità. È l'in se stesso o l'intimità che come tale esce e si espone. È il "mondo come teatro" così come lo conosciamo fin da Calderon e da Shakespeare, ma così come in effetti tutta la nostra tradizione - almeno fin dalla caverna platonica - l'ha rimuginato, quel "mondo come teatro" in quanto verità, proprio come e proprio perché il corpo si rivela la verità dell'anima: verità che si spinge anch'essa sulla scena o più precisamente verità che fa scena.”



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